Giovinazzo è un comune italiano della città metropolitana di Bari in Puglia.
Il territorio è prevalentemente pianeggiante sulla fascia costiera ma con continua pendenza in ascesa dal mare verso le zone interne, mentre spostandosi verso l'interno si incontrano i primi pendii dell'entroterra murgiano. L'altimetria del comune varia da 1 a 160 m s.l.m. La casa comunale si trova a 7 metri di altitudine. Il territorio amministrativo comprende le frazioni San Matteo, Le Macchie e Sette Torri; le prime due si trovano rispettivamente a 5.2 km e 6.8 km dal centro abitato, sulla litoranea sud verso Bari e sono principalmente località balneari ricche di lidi; Sette Torri, invece, è un borgo medioevale che sorge su una collina, a 142 m s.l.m. a 6.5 km dal centro cittadino; frequentato solitamente nella stagione estiva, è conosciuto dagli abitanti del luogo per la vista dall'alto sulla città di Giovinazzo e in parte anche su quelli di Molfetta e Bitonto.
Molto si è discusso sulle sue origini, ma è certo che esistesse già nel IV sec. a.C. Una leggenda vuole che sia stato Perseo, figlio di Giove, a fondare 'Jovis natio'. Giovinazzo è presente nella Tabula Peutingeriana con il nome di Natiolum.
Era (Natiolum), un piccolo centro in età romana, forse sorto sulle rovine della Netium peuceta rasa al suolo durante le guerre puniche. Per tutto il primo millennio fu solo un villaggio di pescatori, marinai e commercianti. Fu sede di un gastaldato longobardo dalla conquista longobarda nel VII secolo fino al ritorno dei bizantini al Mezzogiorno nel X-XI secolo. Fu contesa fra longobardi e bizantini fino alla conquista normanna diventando un importante castrum normanno sotto il regno di Roberto il Guiscardo.
Nel 1257 Manfredi la donò al parente Giordano Lancia. In seguito passò ai Del Balzo di Ugento durante il Regno degli Aragona. Ai Del Balzo e agli Aragona si deve il rinnovamento della cinta muraria con l'inserimento delle 'rondelle' (torrioni cilindrici), forse su disegno di Giuliano da Maiano e Francesco di Giorgio Martini[6]. Passata sotto il dominio spagnolo, Carlo V la vendette a Ferdinando di Capua, duca di Termoli. Passata ai Gonzaga, fu venduta a Nicolò Giudice Caracciolo, principe di Cellamare nel 1651. I principi Giudice furono ultimi padroni di Giovinazzo e Terlizzi fino a quando, morta nel 1770 l'ultima erede, donna Eleonora Giudice, il feudo di Giovinazzo e Terlizzi fu devoluto alla Regia Corte, fino all'abolizione nel 1806 della feudalità.
L'"Arco di Traiano", dall'imperatore che avrebbe fatto rinforzare la cinta difensiva della città, è una delle antiche porte del borgo: ha due archi ogivali su capitelli retti da quattro colonne miliari della via Traiana (che però non passava da questo centro);
Piazza Vittorio Emanuele II dalla caratteristica forma trapezoidale, al cui centro sorge la fontana monumentale dei tritoni, costruita da Tommaso Piscitelli nel 1933;
Torrione Aragonese, detto u tammurre in dialetto locale, a causa della sua forma rotondeggiante che ricorda un tamburo; è visibile dal porto di Giovinazzo;
Piazza Umberto I, attigua al moderno palazzo di città, in cui si può ammirare il vecchio palazzo del Governatore;
Mura aragonesi e il Fortino;
Altre piazze da ricordare sono: Piazza Garibaldi (denominata La Villa), piazza Spinelli, piazza Cappuccini antistante il Calvario, piazza Porto, Piazza Meschino (la piazza più estesa del centro storico), piazza Costantinopoli, antistante all'omonima chiesa con una statua di San Michele, piazza San Salvatore la quale sorge sul suolo della preesistente chiesa di San Salvatore, andata distrutta.
Concattedrale di Santa Maria Assunta, costruita nel 1113 in stile romanico pugliese, con elementi normanni ed orientali; consacrata nel 1283. Fu rimaneggiata nel 1747, ma conserva un portale ogivale sul fianco destro e la bellissima parte absidale chiusa tra due campanili; all'interno, trasformato in periodo tardo barocco, la tavola duecentesca della Madonna di Corsignano, resti del pavimento musivo originale (secolo XII), tavola quattrocentesca col Redentore, arredi liturgici medievali e la cripta romanica; all'interno l'abside rivestito nel 1676 dalle tele del pittore giovinazzese Carlo Rosa; il Cappellone del Sacramento marmoreo disegnato da Gennaro Sammartino nel 1768 e fonte battesimale del 1758;
chiesa del Carmine, costruita nell'XI secolo;
chiesa di San Francesco, (detta anche di San Giovanni Battista) costruita nell'XI secolo e rinnovata nel XIX secolo e monastero delle Benedettine;
chiesa di San Lorenzo, costruita nel XIV secolo;
chiesa dello Spirito Santo, interessante esempio tardo (1385-95) degli edifici sacri a due cupolette in asse.Caratteristico, infatti, è il sistema di copertura: le calotte interne sono racchiuse in tamburi coperti da strutture piramidali, una a base ottagonale, le altre a base quadrata. Sono state realizzate alla maniera dei trulli con il sistema a lastre di pietra sovrapposte detto "a chiancarelle".; ha, inoltre, un portale ogivale sormontato da baldacchino; all'interno tavola bizantineggiante con la Madonna del Mutuo Soccorso attribuita a Angelo Bizamano (inizi del Cinquecento);
chiesa Santa Maria di Costantinopoli (o di San Rocco), edificata nel 1528 sul suolo ove prima era l'antico Seggio dei Nobili. La chiesa presenta un bel rosone, nonché in basso, in una ampia nicchia, la mastodontica statua di S. Cristoforo, opera di Antonio Altieri, scultore locale;
chiesa di Santa Maria degli Angeli, costruita alla fine del XVII secolo, con interessanti dipinti all'interno, mentre all'esterno presenta, oltre al portale con un timpano circolare, un'ampia ed elegante finestra a ventaglio e un campanile quadrangolare;
convento dei Padri Domenicani, edificato nel 1703 ad opera del primicerio Giuseppe Buonomo, che dispose ingenti ricchezze per la sua fondazione. Dopo la soppressione degli ordini religiosi (1809), la proprietà passò al demanio e Gioacchino Murat concesse nel 1813 che l'edificio ospitasse un Ospizio di beneficenza. In seguito Ferdinando I di Borbone, tornato sul trono, confermò tale concessione con decreto regio del 1818. Con l'Unità d'Italia venne riformato e rinominato Ospizio Vittorio Emanuele II. In origine il complesso edilizio era di vastissime dimensioni, contando centinaia di ambienti, per un totale di oltre tredicimila metri quadrati. All'interno della chiesa, che ha un'alta facciata rifatta nel 1885, dipinto con San Felice di Lorenzo Lotto;
chiesa di Sant'Agostino, voluta dai Generali dell'ordine Agostiniano Felice Leone, poi vescovo di Avellino e Agostino Gioia ,costruita nel XVIII secolo, con doppia cupola di Giuseppe Mastropasqua (1840 circa) e bell'interno a croce grecadecorato di stucchi;
chiesa del SS. Crocifisso, costruita durante il XIV secolo e poi ampliata ed ingrandita nel XVI secolo con altri lavori intervenuti nel secolo scorso, è situata nei pressi del cimitero cittadino, conserva all'interno un Crocifisso miracoloso ritrovato in mare nel luogo dove poi venne edificata la chiesa. La chiesa ed il convento annesso è affidata all'Ordine dei Frati Minori Cappuccini della Provincia di Puglia. All'interno del convento si preparano alla vita religiosa i giovani della Comunità di Accoglienza Vocazionale dell'Ordine;
chiesa dell'Immacolata concezione, di recente costruzione sita nella zona 167;
chiesa di S. Felice, che a fine '800 fu adibita a mercato ortofrutticolo; recentemente restaurata, è diventata centro di attività culturali.
chiesa di San Carlo (ex chiesa di Sant'Andrea), edificata prima del Mille. All'interno delle tele con l'Annunciazione e S.Carlo, opere del de Musso;
chiesa del Carminiello, costruita nel 1638, è situata accanto alla moderna chiesa di S. Giuseppe.
Palazzo Sagarriga-Spinelli (XIII-XIV sec.), con scalinate e terrazze barocche balaustrate sulla corte interna e torre medievale;
palazzo Griffi-Castiglia (XIV sec.);
palazzo Vescovile (XIV sec);
palazzo Saraceno-Donnanno (XIV-XVII sec.), con basamento a bugne;
palazzo Lupis-di Forlocco (XVI sec.);
palazzo Severo Vernice (secolo XVI), dimora nobiliare contenente una preziosa lapide del XIII secolo;
palazzo Framarino dei Malatesta da Rimini (XIV - XIX sec.);
palazzo Zurlo (XVI sec.);
palazzo Paglia (XVI sec.);
palazzo ducale Giudice di Cellamare (1657); grandioso palazzo/castello a forma quadrangolare edificato nel 1659 dall'architetto napoletano Francesco Antonio Picchiatti su commissione del principe Nicolò Giudice; monumentale portale delimitate da lesene e bugne alterne che immette in un grande androne e nella vasta corte interna del palazzo;la facciata a nord si affaccia sul mare e fu edificata sulle antiche mura del paese; questa facciata presenta una lunghissima balconata balaustrata in pietra di affaccio sul mare.
palazzo Rucci-Gramegna (XVII sec.);
palazzo Spinelli-de Ritiis-Fenicia (XVII sec.);
palazzo Tedeschi-Saraceno (XVII sec.);
palazzo de Martino (XVII sec.);
palazzo Messere (XIX sec);
palazzo Siciliano marchese di Rende (prima metà del XIX secolo),in stile neoclassico, con colonnato in stile ionico, progettato da Giuseppe Mastropasqua.
chiesa della Madonna della Misericordia, poco fuori Giovinazzo, sorge su una chiesa medievale dedicata a San Pantaleo e distrutta, per essere poi ricostruita nel 1624.
chiesetta di San Pietro Pago, antichissima, in condizione di rudere;
chiesetta di Sant'Eustachio (secolo XI), a due cupolette in asse e alto campanile;
chiesetta di San Basilio (secolo XI-XIII);
cappella di Santa Maria del casale di Corsignano (detta anche del Padre Eterno), di origine medievale, meta di fedeli;
Padre Eterno;
chiesetta di San Francesco;
chiesa di Santa Lucia;
chiesetta di San Basilio.
un dolmen dal nome san Silvestro; apparentemente sembrano due perché una ruspa involontariamente lo tagliò in due;
torre Gavetone, torre costiera di avvistamento antisaraceno;
villa Frammarino dei Malatesta (XIX sec.);
villa Giudice di Cellamare (XVII sec.);
masseria e Torre Rufolo di Ravello (XIII sec.).
Nel dicembre 2016 è stata inaugurata la Cittadella della Cultura[9], con sede nell'ex convento di S. Agostino[10][11], edificato alla fine del '500 e passato al Comune dopo la soppressione della comunità di S. Agostino a Giovinazzo nel 1866[11]. La chiesa di S. Agostino (voluta dai generali dell'ordine Agostiniano FELICE LEONE, poi vescovo di Avellino e AGOSTINO GIOIA) anche nota per i cicli di affreschi situati sulla cupola di Giuseppina Pansini[12] (1892-1985) raffiguranti diversi momenti della vita del santo[13]. S. Agostino In precedenza era usata come scuola media, ma oggi la struttura ospita la Biblioteca comunale con diverse sale di lettura. Inoltre la struttura ospita iniziative culturali del SAC (Sistema Ambientale e Culturale)[14] Nord Barese, che raggruppa i comuni di Bari, Bitonto, Molfetta e Terlizzi e del GAL (Gruppo di Azione Locale) Fior d'olivi. È inoltre ospitata l'associazione Italiana Amici del Presepio sede di Giovinazzo con il suo laboratorio e la mostra permanente
La biblioteca è intitolata a don Filippo Roscini (1918-1992)[15], storico e letterato giovinazzese, il quale ha donato al comune un fondo di 2500 volumi, completato da un ulteriore fondo acquistato dal Comune. Inoltre c'è la biblioteca digitale Koinè, destinata agli studenti delle scuole giovinazzesi.
Giovinazzo ospitava (fino al 2017) il Giovinazzo Rock Festival nato alla fine degli anni novanta del XX secolo dall'iniziativa di un gruppo di giovani e dell'Assessorato alla Cultura del Comune. Dal 2005 è organizzato dall'associazione A.R.C.I. Tressett. Tradizionalmente si svolge nell'ultimo fine settimana di luglio all'interno dell'Area Mercatale, con ingresso gratuito. Il Giovinazzo Rock Festival è inserito e riconosciuto nel circuito nazionale dei Festival musicali, anche grazie alla partecipazione a diverse edizioni del Meeting delle Etichette Indipendenti. Nel corso degli anni ha ospitato più di 180 band tra cui Caparezza, Giuliano Palma & The Bluebeaters, Marlene Kuntz, Dirty Beaches (Canada), Bandabardò, dEUS(Belgio), Africa Unite, Blonde Redhead(USA), Nada feat. The Zen Circus, Fujiya & Miyagi (UK), Casino Royale, Il Teatro degli Orrori, Linea 77, Brunori sas, Aucan, Summer Camp (UK), Punkreas, Après La Classe, Calibro 35, Tre Allegri Ragazzi Morti, Offlaga discopax, Giorgio Canali, Ministri, Paul Gillman (Venezuela), Motel Connection, A Toys Orchestra, Almamegretta, Zola Blood, James Senese, Mad Professor, Diaframma.
Il festival, tenutosi fino al 2017 a Giovinazzo ha avuto luogo nel 2018 presso l'Eremo Club. In occasione del ventesimo anno di vita ha luogo presso il comune di Bitonto per un'edizione speciale con il nome:" Grf Special edition ", mantenendo nell'acronimo della lettera G il nome del paese dove è nato.
Giovinazzo è stata scelta come ambientazione di produzioni cinematografiche, fra le quali Tutto l'amore che c'è (2000) e L'uomo nero (2009), entrambi diretti dal pugliese Sergio Rubini; La ricotta e il caffè e Nomi e cognomi di Sebastiano Rizzo; La ragazza dei miei sogni di Saverio Di Biagio; Un pesce di nome Pio di Davide Minnella; Controra di Rossella De Venuto; L'Ariamara di Mino Barbarese.
I fuochi di Sant’Antonio Abate rappresentano un tradizionale evento giovinazzese che si svolge la domenica successiva alla celebrazione della solennità di Sant'Antonio Abate (il 17 gennaio). La tradizione interessa e coinvolge gran parte del tessuto sociale della città (associazioni, parrocchie, cittadini) che si organizzano con l'accensione di falò (i cosiddetti fuochi) per le vie della città. Nella piazza principale, oltre alla consueta realizzazione del falò principale, si svolge il tradizionale concerto di musica folk. Leggenda e storia si fondono in questo evento che segna l’inizio del Carnevale. Da qui il detto giovinazzese “Sant’Antonio maschere e suoni”. L’accensione dei falò è legata alla figura di Sant’Antonio Abate, eremita del II secolo, protettore degli animali domestici e legato al culto del fuoco. I falò rappresentano un'occasione per assaporare e gustare i cibi semplici della tradizione contadina: le olive e le fave che vengono cotte lentamente al calore del fuoco in contenitori di terracotta (pignate) come avveniva in passato.