Ascoli Satriano, fino al 1862 chiamata Ascoli e talvolta indicata come Ascoli di Puglia, è un comune italiano di 5 888 abitanti[2] della provincia di Foggia in Puglia.
L'abitato sorge a sud-ovest della città di Foggia su un'altura formata da tre colline del Subappennino dauno che dominano la valle del Carapelle, nel Tavoliere delle Puglie. Per prevenire smottamenti del terreno, di natura argillosa, i pendii dell'altura sono stati rimboschiti di alberi sempreverdi. La superficie comunale è il 32° per estensione territoriale in Italia.
Nota in epoca romana come Ausculum o Asculum, spesso con l'aggiunta dell'epiteto Apulum (con riferimento all'antica Apulia) onde evitare confusione con A(u)sculum Picenum (attuale Ascoli Piceno), in latino medievale divenne poi nota come Asculum Satrianum[5]. L'etimologia di entrambe le componenti ("Ascoli" e "Satriano") rimane però incerta.
La città fu un importante centro di origine certamente preromana. I primi abitanti furono i Dauni, popolazione indo-europea giunta via mare dalle sponde illiriche nell'XI secolo a.C. che si mescolò con le preesistenti popolazioni di origine mediterranea. Fu l'antico toponimo Auhuscli - è questa la scritta che compare con lettere greche sulle monete che vi si coniavano tra il IV e il III secolo a.C.[6][7] che si trasformò nel latino Ausculum è stato ricondotto al termine aus(s), ossia fonte. Dagli antichi Romani era chiamata Ausculum Apulum, con riferimento all'antica Apulia.
Nel 279 a.C. nei pressi della città si verificò la battaglia che oppose i Romani, che avevano già fatto grandi passi nella loro espansione sul suolo italico, a Pirro, re dell'Epiro chiamato in aiuto dalla colonia greca di Taranto in funzione antiromana. L'effimera affermazione delle truppe di Pirro, costata molto in termini di vittime all'esercito dell'Epiro, rese proverbiale l'espressione "vittoria di Pirro": secondo Plutarco, «a uno che gli esternava la gioia per la vittoria, Pirro rispose che un'altra vittoria così e si sarebbe rovinato».
Entrata definitivamente nell'influenza di Roma, Ascoli non perse il diritto di coniare monete di bronzo a suo nome. Durante la seconda guerra punica (218-201 a.C.), culminata nella battaglia di Canne, la città tenne salda l'alleanza con Roma contro Annibale. Durante la guerra sociale, Lucio Cornelio Silla vi fondò la Colonia Militare Firmana, assegnandola ai veterani della Legio Firma, in località Giardino, vicino al nucleo urbano ascolano, in ottima posizione per controllarne militarmente il territorio. Fu qui che, probabilmente, sostò il poeta Quinto Orazio Flacco durante il suo celebre viaggio a Brindisi, nel 38 a.C.
Distrutta a metà del IX secolo dai saraceni[8] nel 1040, la città si ribellò ai bizantini uccidendo il catapano Niceforo Doceano; il 4 maggio 1041 si combatté a pochi chilometri dalla città la battaglia di Montemaggiore che assicurò ai Normanni il dominio delle Puglie. Durante la dominazione angioina, fu feudo di parecchie casate, tra le quali quella dei d'Aquino e degli Acciaiuoli, e spesso teatro di rivolte contro i signori feudali e alcuni vescovi della città, che era sede vescovile, secondo la tradizione, dal I secolo.
Nel 1530 fu infeudata ad Antonio de Leyva e successivamente ai duchi Marulli. Nel 1753 per volere di Carlo III fu istituito ai fini fiscali l'Onciario catastale della Città di Ascoli.
Nel 1799 vi fu una rivolta sanfedista, ricordata da una lapide in piazza Cecco d'Ascoli.
A partire dalla fine dell'Ottocento la comunità ascolana fu interessata da un sempre più consistente fenomeno migratorio verso le Americhe, che raggiunse la sua acme tra il 1903 e il 1914, per poi arrestarsi durante il periodo bellico e il fascismo. Dopo i bombardamenti di Foggia, Ascoli Satriano fu liberata dalle truppe anglo-statunitensi. Ascoli Satriano è ricordata anche dallo scrittore irlandese James Joyce.[9]
Nel secondo dopoguerra Ascoli, prossima a Cerignola, si trovò al centro di importanti lotte bracciantili contro il latifondismo, la mezzadria e le gabbie salariali. Scioperi, manifestazioni ed occupazione di terre erano frequenti. Sindacalisti e politici come Giuseppe Di Vittorio, Baldina Di Vittorio, Alfredo Reichlin, Michele Magno, Michele Pistillo, Pietro Carmeno, Angelo Rossi,Vincenzo Giusto ecc. periodicamente pronunciavano dei discorsi appassionati per organizzare sostenere le rivendicazioni delle classi lavoratrici in piazza Cecco d'Ascoli (oggi piazza Giovanni Paolo II).
Lo stemma della Città di Ascoli Satriano è stato concesso con decreto del presidente della Repubblica del 25 gennaio 2005.[10]
«Di azzurro, al leone rivoltato, coronato d'oro, allumato e linguato di rosso, tenente con la zampa anteriore sinistra la spada di argento, posta in sbarra abbassata, con la zampa anteriore destra il compasso aperto di argento, posto in banda, esso leone poggiante la zampa posteriore destra sul colle all'italiana di verde, fondato in punta, esso colle unito a due simili colli all'italiana di verde, più esigui, ugualmente fondati. Sotto lo scudo, su lista bifida e svolazzante di azzurro, le lettere maiuscole di nero, puntate, S P Q A. Ornamenti esteriori da Città.»
(D.P.R. 25.01.2005 concessione di stemma e gonfalone)
Il gonfalone è un drappo di giallo con la bordatura di azzurro.
Basilica Cattedrale Natività della Beata Vergine Maria, del XII secolo, in stile romano-gotico.
Chiesa di San Giovanni Battista del XII secolo, è la più antica del paese, anche se ha subito nel tempo diverse trasformazioni.
Chiesa dell'Incoronata del Quattrocento, la cui facciata si ispira ad un disegno dell'architetto Luigi Vanvitelli.
Chiesa di San Potito Martire, del XVII secolo, che conserva un coro ligneo barocco del 1643 e un esemplare di incisione su pietra del Quadrato del Sator.
Chiesa antica di Santa Lucia, costruita nel XVII secolo e poi diventata nel XIX secolo cappella gentilizia della famiglia Visciòla a cui si deve l'attuale aspetto interno.
Chiesetta della Madonna della Libera, piccolissima chiesa situata in fondo a un vicoletto di fronte al Castello. Di proprietà privata, fu in origine una normale abitazione nella quale, a seguito di lavori, fu scoperta in una nicchia murata la statua di una Madonna bruna a cui i cittadini hanno attribuito svariati miracoli.
Chiesa della Madonna del Soccorso o della Misericordia, costruita nel XIV secolo dai padri Agostiniani, ha due titoli dedicati alla Madonna, ai quali corrispondono due opere d'arte contenute al suo interno: l'icona della Madonna della Misericordia e la statua della Madonna del Soccorso.
Chiesa della Madonna di Pompei, edificata nel XIX secolo sui resti dell'antica cattedrale di Santa Maria del Principio e di una torre.
Chiesa di San Rocco, riaperta al culto nel 1984 dopo essere stata ristrutturata e restaurata a seguito dei danni subiti dal terremoto del 1980.
Ponte Romano del I-II secolo d.C., a tre arcate sul fiume Carapelle.
Palazzo Visciola, del XVI secolo, prima appartenuto ai Gesuiti, oggi sede del locale Municipio.
Palazzo del Cavaliere, di cui la struttura originaria è risalente al secolo XVI, attualmente modificata e divisa nei palazzi Merola, Accetta e Leone. Conserva un portale in pietra con epigrafe e con simboli dei Cavalieri di Malta. Nei locali che si aprono sulla parte inferiore di via G. Vigilante, ospitò il Teatro Parisi.
Villa Marulli, con portale in pietra del Seicento recante il simbolo dei Cavalieri di Malta.
Palazzo Angiulli, chiamato anche "caserma vecchia" è imponente complesso edilizio del 18º secolo appartenente ad una facoltosa famiglia agricola. Dopo l'Unità d'Italia ospitò la caserma dei Carabinieri. L'edificio si presenta con un portale in pietra e da aperture di balgoni e finestre in pietra.
Palazzo Caggese, risale al XVII° secolo ed ha come particolarità una facciata con una serie di arcate.
Palazzo d'Alessandro, immobile sei-settecentesco, l'intero palazzo era costituito da un'ala delle cucine, un'ala per le abitazioni e il salone vero e proprio. Nel cortile d'ingresso è anche visibile lo stemma di famiglia "Robur et Splendor".
Palazzo De Benedictis, di stile barocco risale al XVIII° secolo con un'imponente facciata e balconi divisi da Iesene.
Palazzo D'Errico, risale al XX° secolo, la particolarità si nota in alto dove svetta una loggetta con trifora ad archi ogivali.
Palazzo Frezza, XX°secolo.
Palazzo Papa, risalente al XIV°secolo fu sede del monastero di S.Pietro.
Palazzo Rinaldi e Farina, risalgono al XIII°secolo e come il precedente facevano parte degli edifici del monastero di S.Pietro.
Palazzo Vella, facente parte anch'esso del complesso di edifici del monastero di S.Pietro nel tempo ha subito diverse modifiche, presenta una particolare loggetta con una serie di archi.
Palazzo D'Autilia, imponente complesso del secolo XVIII, con facciata in mattoni con arcate e aperture di finestre.
Fontane romane, costruite dal magistrato romano Fundario Prisco in età imperiale, costituisce un importante complesso idraulico utilizzato fino all'avvento dell'acquedotto pugliese nel 1900.
Porta di Sant'Antonio Abate, è l'antico ingresso della città (a partire dalla sua destra si conserva ancora un tratto di cinta murarie), ristrutturato nel 1756. È chiamato Arcö dë l'uspëdälë, poiché vicino all'antico ospedale civico, o anche Arcö dï San Pötitö, in quanto sul terrazzino in cima fu collocata una statua litea del santo patrono.
Castello normanno, dal XVI secolo palazzo ducale. Conserva elementi risalenti al XII secolo. L'origine è di epoca normanna, castello dei feudatari di Ascoli Satriano, ha le sue strutture più antiche risalenti al secolo XII. Castello turrito fino all'inizio del XVIII secolo, fu definitivamente trasformato in Palazzo Ducale dagli ultimi feudatari, i Duchi Marulli. Ha un portale di ingresso sormontato da una loggia con una serie di finestre ad arco; le prigioni restano l'unico ambiente originale intatto. Il cortile è quadrangolare e pavimentato con acciottolato a raggiere: dal portale interno attraverso una scalinata si sale alla loggia interna con due imponenti arcate. All'interno ha vaste camere, porte originali del settecento e due scale a chiocciola una delle quali porta alla torretta. Il Palazzo Ducale negli ultimi tempi ha vissuto importanti opere di restauro e ristrutturazione, grazie anche alla consulenza del noto critico d'arte Vittorio Sgarbi, che hanno permesso il recupero del piano nobile e del cortile del castello, infatti il 3 agosto 2019 c'è stata l'inaugurazione dove oltre a diverse autorità locali era presente anche lo stesso Sgarbi.
Selva San Nicola: anche detto "camposanto vecchio", con scorci interessanti, sentieri e aree pic-nic. All'interno della selva sono presenti i seguenti alberi: Pino d'Aleppo, Pino domestico e il Cipresso.
Selva San Giacomo: anche detto "il boschetto", disteso per 70 ettari di roveri e querce secolari. All'interno è presente una fontana con abbeveratoio in pietra, inoltre vi è presente una chiesetta dedicata a San Giacomo.
Fonte: Wikipedia